Storia e Storie
Restauro
Breve storia di un restauro niente affatto annunciato
Ci sono stati anni in cui il castello di Novara è stato abbandonato al suo destino e anni in cui ha addirittura rischiato di essere raso al suolo. A salvarlo da quella che poteva suonare una condanna senza appello, è stato il recente restauro, che lo ha restituito ai novaresi senza pretenziose e innaturali ricostruzioni.
Storia di errori, distruzioni e ricostruzioni
Per comprendere quante e quali ferite sono state inferte al castello di Novara nel corso dei secoli, occorre compiere qualche passo indietro nella vita di un’architettura carica di storia e aneddoti. Passi che oggi possono sembrare errori, ma che all’epoca erano, probabilmente, solo tributi alla modernità.
L’ultimo assedio subito dal castello di Novara risale al 1733. Da allora le piazzeforti smettono di svolgere un ruolo decisivo: la guerra si fa in campo aperto e avere mura possenti non decide le sorti della guerra. Baluardi e fortificazioni vengono in parte demolite, in parte restituite ai novaresi come luoghi di passeggio.
Nel giro di poco più di un secolo poi, il castello passa dall’oblio alla funzione di carcere giudiziario. L’unica torre conservata – la Turrisella – viene demolita e adattata a vedetta. Ma non è questa la pagina più severa della storia del Castello: in anni recenti per ben due volte sulle sue mura si affaccia lo spettro della demolizione. Il mantra è chiaro: occorre ‘far spazio’ a nuovi quartieri e a una rinnovata idea di Novara.
Per anni la dialettica, fortemente influenzata dall’entrata in scena delle Soprintendenze regionali ai beni architettonici, oscillerà dall’intervento radicale alla ricostruzione zelantemente filologica. Un’antinomia concettuale che per lungo tempo sortì l’effetto di inibire il passaggio all’azione.
Dal 2004 al 2017: il castello come lo conosciamo oggi
All’esordio del nuovo Millennio, finalmente, il Castello si riappropria del suo status di monumento e viene identificato come sede perfetta per un nuovo polo culturale e museale.
Il restauro, sorretto da una profonda dialettica tra la fase degli scavi e la fase progettuale, è costretto a ridefinirsi di volta in volta, in base a ciò che mura e fondamenta restituiscono. I lavori vengono affidati all’architetto Zermani, professore ordinario di composizione architettonica dell’Università di Firenze, che ove possibile riporta alla luce i particolari architettonici più significativi, mentre in altri casi costruisce ex novo e con coraggio, come nel caso della torre-porta situata sul lato nord del Castello.
Oggi antichità e contemporaneità si amalgamano in una sintesi unica e a tratti spiazzante, in cui non sempre la natura originaria delle spazi viene conservata, ma piuttosto indirizzata alle nuove vocazioni delle diverse strutture architettoniche coinvolte.
Il Castello di Novara così rigenerato è stato finalmente presentato al pubblico nel gennaio 2016.
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