Boldini, De Nittis et les italiens de Paris
orario
10.00 – 19.00
lunedì chiuso
La biglietteria chiude alle 18.00
Aperture straordinarie: venerdì 8 e martedì 26 dicembre, lunedì 1, sabato 6 e lunedì 22 gennaio, lunedì 1 aprile
Chiuso: domenica 24, lunedì 25 e domenica 31 dicembre
La curatela della rassegna è stata affidata anche quest’anno a Elisabetta Chiodini, storico dell’arte indipendente, studiosa di arti figurative e di storia del costume e della moda, esperta di arte italiana tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Il percorso espositivo, articolato in otto sezioni, segue come di consueto l’andamento delle suggestive sale del Castello e si propone di illustrare, attraverso confronti dal ritmo serrato e stimolante, il lavoro dei pittori italiani di maggior successo attivi nella Parigi del secondo Ottocento e del primo Novecento. Le opere in mostra, provenienti da collezioni pubbliche e private, saranno circa una novantina.
Perché Parigi e perché gli italiani a Parigi?
Com’è noto, fin dai primi anni Venti dell’Ottocento la Francia aveva attratto numerosi artisti italiani da un lato desiderosi di confrontarsi con la cultura figurativa d’Oltralpe e dall’altro di ampliare il proprio mercato oltre confine. Tra questi il veronese Giuseppe Canella (1788-1847), uno dei primi a scegliere la Francia come patria d’elezione e tra i primissimi ad immergersi a dipingere dal vero nella fitta foresta di Fontainebleau e a proporre i propri lavori al Salon del 1827. Quattro degli otto dipinti esposti in quell’occasione furono acquistati dal Duca Luigi Filippo d’Orleans, il futuro sovrano, e oggi sono nelle collezioni del Musée Carnavalet.
Qualche anno più tardi, solo per fare qualche nome, sarà la volta di Gabriele Smargiassi (1798-1882), di Consalvo Carelli (1818-1900), considerato il paesista più à la page della società aristocratica del regno di Luigi Filippo, di Giuseppe Palizzi (1812-1888). Palizzi si affermerà come uno dei maggiori peintre animalièr, nel 1859 verrà insignito della prestigiosa Légion d’honneur e per tutti gli anni Sessanta sarà il punto di riferimento per molti degli artisti italiani che arriveranno a Parigi.
Con la nascita delle prime Esposizioni Universali, città come Londra (Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations, 1851) e Parigi (Exposition universelle des produits de l’agriculture, de l’industrie et des beaux-arts, 1855) attraggono milioni di visitatori da tutta Europa e diventano il centro nevralgico del mercato internazionale dell’arte contemporanea.
Diversamente dall’esposizione di Londra del 1851, nel 1855 Parigi dedica un intero padiglione anche alle Belle Arti. Ben 28 i paesi partecipanti e circa 5000 le opere esposte. Numeri decisamente importanti. Il padiglione, ricordano le cronache, è visitato da quasi un milione di persone. Semplici curiosi, amanti dell’arte, mercanti d’arte, collezionisti e i medesimi artisti. Artisti che hanno la possibilità di confrontarsi direttamente con quello che è considerato “il meglio” della cultura artistica contemporanea di altri Paesi e, al contempo, non solo di visitare i musei e conoscere gli antichi maestri, ma di avvicinarsi persino alle nuove poetiche, ai nuovi modi espressivi, compresi quelli considerati di scandalosa avanguardia, come quelli di Gustave Courbet (1819-1877). Quest’ultimo, vistosi rifiutare l’opera L’atelier del pittore dalla giuria dell’Esposizione, decide di erigere, a sue spese e proprio accanto ai padiglioni dell’Esposizione ufficiale, il Pavillon du Realisme per allestirvi la sua mostra personale, una mostra che segnerà il destino dell’evoluzione dell’arte europea.
L’ Exposition universelle successiva, quella del 1867, la prima strutturata interamente a padiglioni, confermerà Parigi, parafrasando Walter Benjamin, capitale del lusso e delle mode, del progresso e della civiltà. L’evento attirerà ben oltre quindici milioni di visitatori, tra i quali anche moltissimi dei nostri artisti, pittori e scultori.
Va da sé, che nella capitale del lusso e delle mode, anche il mercato dell’arte non solo è florido ma è in continua e rapida crescita. Sarà proprio dagli anni Sessanta che intraprendenti mercanti d’arte contemporanea, francesi, inglesi, tedeschi, olandesi faranno a gara per assicurarsi le opere di giovani artisti promettenti riuscendo, spesso, a convincerli a stipulare contratti “in esclusiva”, diventandone i diretti intermediari con i compratori e il loro gusto estetico. Tra i mercanti di maggior fama spiccano i nomi di Adolphe Goupil, Friedrich Reitlinger, Thomas e William Agnew, Algernon Moses Marsden.
Una città piena di opportunità, insomma, nella quale numerosi artisti stranieri decideranno di fermarsi per sempre.
Comunicato stampa Download
Organizzatori
L’evento è organizzato da Comune di Novara, Fondazione Castello di Novara e Associazione METS – percorsi d’Arte
Altre mostre e eventi